DI COVID IN RIANIMAZIONE PIU’ IN BASILICATA CHE IN ALTRE REGIONI

LO DICONO I DATI PUBBLICATI DAL “CORSERA” OGGI

La reattività diagnostica per la malattia Covid-19 provocata dal visus “Sars Cov 2” nella nostra regione sembra essere scarsamente efficiente e lenta. C’è un dato che lo fa dedurre esplicitamente; i ricoverati in terapia intensiva: 15, rispetto a quelli ricoverati con sintomi, 22. A ieri sera i dati aggiornati erano : 19 in rianimazione su 45 totali, aggravando così la percentuale; la più alta d’Italia . Lo si evince con chiarezza da un grafico pubblicato ieri dal “Corriere della Sera” La tanto bistratta Calabria, per fare un esempio, ha una percentuale molto più bassa: 22 ricoverati in terapia intensiva e 103 con sintomi; il 18% circa dei ricoverati, rispetto a oltre il 37% circa in Basilicata. Il Molise con dati altrettanto alti rispetto al resto delle regioni italiane ha 9 ricoverati in rianimazione e 26 con sintomi, il 27% circa. Un dato che deve allarmare se non trova altre spiegazioni tecniche. Ma mancanza di reparti con la terapia sub intensiva, dove si ricoverano i malati con una condizione respiratoria non completamente compromessa, la mancata comunicazione dei dati, una valutazione non corrispondente ai fatti riportata da “CorSera” Ma se così non dovesse essere la spiegazione si trova scientificamente nella ritardata diagnosi o nella mancanza di letti in sub intensiva. . Infatti anche per “Covid” la diagnosi precoce è l’arma vincente per evitare la rianimazione a molti ammalati. Se presa nella prima fase le possibilità di guarigione sono molto maggiori. Si legge in questi giorni di persone che sono finite in rianimazione dopo 15 di quarantena e sintomi chiari, ricoverati soltanto in extremis. Di altri che solo dopo aver lanciato appelli sui social sono stati presi in considerazione. Intanto il rimpallo delle responsabilità fra la macchina organizzativa regionale e i medici di base prosegue. Con la creazione di comparti stagni che invece dovrebbero collaborare in piena sintonia. Probabilmente è un dato che la task force regionale dovrebbe chiarire e spiegare ai lucani, dati alla mano, come dovrebbe spiegare se l’approccio alla malattia è alla pari delle altre regioni.