UNA LUCANA: “IMPRESSIONATA POSITIVAMENTE DALLA SANITA’ SVIZZERA”

“Il confronto non regge, molto meglio in svizzera”
A volte capire come funziona in altri paesi può aiutare a comprendere meglio il proprio e a trarne spunto per migliorarlo. Anche se da un singolo caso sono a confronto due sanità: quella italiana, in particolare lucana, e quella svizzera. Lo si può fare attraverso le esperienze dirette come quelle di una giovane lucana trasferita nel paese elvetico. Emigrata in Svizzera da circa un anno per motivi di lavoro, ha inviato una lettera: “Sono una mamma di tre bambini. Prima di trasferirmi ho ascoltato tante esperienze; ovviamente ognuno dice la sua. La voce ricorrente riguardava le tasse alte e la sanità super costosa. Non ho tardato, avendo tre bambini, ad avere la mia prima esperienza personale. Ho una bambina che soffre di asma (o per meglio dire soffriva in Italia). Un giorno mia figlia ha preso un’infezione al piede e ho il mio primo appuntamento con la pediatra svizzera ( perché qui nessuno dottore prescrive farmaci telefonicamente). Prescrive un semplice disinfettante. Perplessa le chiedo perché non mi prescrivesse un antibiotico, per sicurezza. La dottoressa mi risponde che devo togliermi dalla mente il sistema italiano, che per prescrive un antibiotico bisogna fare le analisi. Mentre continuava la visita le espongo il problema dell’asma. Dopo ulteriori controlli, analisi, ecografia (tutto fatto nello studio) la dottoressa mi dice che secondo lei la bambina è sanissima. Mi consiglia passeggiate nei boschi e nelle fattorie. Poi le mostro le cure che stava facendo. Cortisone e spruzzi di broncodilatatori. Mi rimprovera affermando che ho intossicato il fegato di mia figlia. Il cortisone qui è usato solo in casi estremi. Poi conclude: i pediatri italiani devono seguire dei protocolli , noi siamo liberi, lei signora ha il diritto all’informazione e a curare i suoi figli come meglio crede, anche con l’omeopatia. La visita mi è costata 90 franchi con disinfettante incluso perché ogni dottore ha la sua farmacia. Non ho fatto nessuna fila e non ho incontrato nessun paziente, per la privacy. Concluso tutto in 15 minuti! Ora mi chiedo: sono in un altro mondo? Devo dire che sono una mamma che ha voluto condividere una piccola esperienza. Spero che serva a fare riflettere i medici italiani che stanno perdendo ogni diritto piegando la testa a un sistema ormai corrotto. E alle tante mamme che somministrano antibiotici e cortisone ai figli come acqua fresca. Svegliatevi!”
Una storia esemplare condita da parole e considerazioni dure della mamma lucana, ora svizzera per necessità. Ma è cronaca l’abuso della prescrizione di molti farmaci. Alcuni anni fa la stessa Azienda Sanitaria Potenza in un incontro per addetti ai lavori, fece presente che per esempio di antibiotici, farmaci per lo stomaco e per la pressione se ne prescrivevano il doppio della necessità. Oltre a tante altre storture. E si sa che “Big Farma” spende ogni anno nel mondo centinaia di miliardi, un terzo del fatturato, in “promozione”; quella che è stata spesso alla ribalta delle cronache. E si sa anche che in Italia e in Europa l’eccessivo utilizzo di antibiotici per uso umano e animale stanno rendendo sempre meno efficaci le terapie con questi farmaci, che pure tante vite hanno salvato. La corregionale ha voluto dare un esempio e un monito dal suo punto di vista. La logica e naturale domanda che sorge da questa storia è: chissà quanto ci vorrà ancora perché la sanità di tutto il mondo, nel suo complesso, consideri sempre i pazienti persone e non numeri da fatturato?