L’ASSISTENZA DOMICILIARE SI, MA NON PER COVID 19

L’ADI IN BASILICATA E’ AFFIDATA ALLA COOPERATIVA AUXILIUM,  NON PER IL COVID – 19
E’ di ieri la notizia rilanciata da questo sito sull’attivazione di sei team di medici e infermieri “U.S.CO. 19” (Unità Speciale Covid)  che dovranno gestire sia i sospetti contagiati dal “Sars Cov 2” sia i contagiati che non hanno la necessità del ricovero al loro domicilio (leggi qui). Da lunedì dovrebbero essere attivi in tutta la regione. Ma da notizie che trapelano avverrà soltanto a Matera e alcuni paesi della provincia. Se a Potenza pare sarà pronta per lunedì, nella provincia di Potenza pare siano in affanno per l’attivazione di alcune postazioni, per motivi tecnici e logistici, e pare che difficilmente potranno partire lunedì. Medici e infermieri che sembra siano buttati nella mischia allo sbaraglio, perchè non sufficientemente organizzati e preparati, ma per tamponare i ritardi evidenti, riconosciuti dalla stessa task force. L’imput di trovare un rimedio veloce è scaturito in particolare  dalla scia delle polemiche sulla sospetta malasanità che avrebbe causato i decessi dei giorni scorsi, di cui tanto si parla. Persone che sono state ricoverate soltanto dopo molti giorni di sintomatologie, addirittura uno dimesso dal pronto soccorso del San Carlo, che a prima vista sembrano non essere

L’oncologo Luigi Cavanna, dell’ospedale di Piacenza,

state prese nella dovuta considerazione, a partire dalla medicina del territorio. Infatti i parenti lamentano che non sono stati seguiti come i protocolli prevedono. Ma cosa si sarebbe potuto fare per affrontare con una migliore organizzazione e attutire l’impatto della pandemia? Lo insegnano diverse realtà. Per esempio quello che fa l’oncologo di Piacenza, che autonomamente insieme al suo caposala, va a casa dei pazienti per curarli ed evitare che arrivino allo scompenso che richiede il ricovero in rianimazione; pare che ci riesca in moltissimi casi (leggi qui). Poi un altro esempio positivo di attività a domicilio che pare funzioni, lo danno le organizzazioni di alcune aziende sanitarie del nord. Attraverso società appaltatrici che hanno in gestione l’ADI (Assistenza Domiciliare Integrata). Coi loro sanitari controllano e curano anche i pazienti per cui si ha il sospetto della malattia Covid o i pazienti già contagiati, che non hanno bisogno del ricovero. Evitando così lo stress per il paziente e il ricorso ai già affollati ospedali, probabilmente salvando vite. Anche la Basilicata ha una struttura sul territorio che si occupa dell’ADI. La cooperativa di Senise Auxilium. Con un ammontare di oltre 10 milioni l’anno, 4 per la provincia di Matera, 6 per quella di Potenza, oltre le spese impreviste, gestisce l’assistenza a domicilio ai malati lucani. Ma in questa brutta storia della pandemia Covid, non sono coinvolti. Non è chiaro perchè. Ed è per questo che la regione sta attivando gli ulteriori sei team. Il perchè non sia stata affidata subito all’Auxilium l’assistenza e la cura  dei pazienti Covid è difficile da comprendere, se si considera che sono già dislocati e organizzati sull’intero territorio regionale. Se la regione gli avesse affidato sin dai primi segnali della pandemia la gestione di questo aspetto sanitario, magari affiancandoli con specialisti all’altezza delle aziende sanitarie, in stretta collaborazione coi medici di famiglia, la pandemia avrebbe potuto prendere una piega diversa, alla luce di quanto si va man mano apprendendo: i pazienti tenuti sotto controllo e curati ai primi sintomi della malattia rispondono meglio e nella gran parte a domicilio. Del resto se l’ADI fosse ancora gestita direttamente dalle Aziende sanitarie, con personale proprio, avrebbe dovuto necessariamente coinvolgere il sistema. Altrimenti potrebbe sembrare come l’attività delle cliniche private, che non intervengono nei momenti come questi, anche se è un settore molto più delicato.