Da “La terra alta” a “Le quattro parole” l’ultimo lavoro Haiku di Daniele Brancati

La storia di un giovane poeta potentino, scrittore di successo, per caso, che piace anche in Francia

Daniele Brancati è un giovane potentino, filosofo e scrittore di spessore non comune; pur se giovane ha scritto romanzi e libri di poesia che hanno trovato riscontri anche internazionali. Parlandoci, della sua storia di scrittore e di insegnante di filosofia in Francia, ci si proietta in un clima che accompagna l’anima e la mente verso orizzonti chiari e trasparenti, pur se sospesi. Come risulta la lettura dei suoi romanzi e delle sue poesie: donano una visione inattesa, come le piacevoli e profonde sensazioni che ne scaturiscono. Il suo impegno letterario è mediamente bi o triennale, da quando ha iniziato la sua carriera: nel 2011. E il suo racconto del suo percorso letterario, in un parco, in una mite giornata di sole, pur se tipicamente fredda, come a Potenza è comune, scalda l’anima. “Per caso è scaturito il mio primo libro” ha raccontato Brancati. “Avevo appunti sparsi su alcuni quaderni con colori diversi per temi, scritti nell’arco di anni: dal 2006, durante la mia permanenza universitaria a Bologna, città che ha inciso profondamente sulla mia evoluzione del pensiero, e in particolare durante i viaggi in Spagna e Portogallo. E poi, un giorno dei tanti – racconta Brancati – gli appunti mi hanno rivelato il loro filo comune. E’ stato un caso che abbia capito di possedere scritti sufficienti per la pubblicazione del mio primo volume: “La pericolosità della luce” Per Ruggero Manzoni, stimato critico d’arte romagnolo il testo “sfida l’assoluto” Titolo che esprime un concetto chiaro, tanto da non richiede spiegazioni o interpretazioni, va solo assimilato; ognuno come sente. “Ci sono voluti circa tre anni per dare il senso compiuto agli appunti, così come sono stati pubblicati – ha raccontato Brancati – Poi, nel 2012, uno scrittore algerino, Hamza Zirem, che risiede a Potenza, colpito da “La pericolosità della luce” mi ha contatto per una sorta d’intervista con un volumetto scritto a quattro mani: “Conversazione con Daniele Brancati” dedicato alla madre. Persona ovviamente molto importante come tutte le madri, ma con qualcosa in più: per una sua particolare condizione che ha inciso profondamente nella sua famiglia. Importante è stato anche il padre Claudio, avvocato con la passione per la poesia; anch’egli ha pubblicato diversi libri “Mio padre ha inciso sul mio sviluppo interiore – ha detto Daniele – anche attraverso la sua colta e cospicua biblioteca, alla quale aver potuto attingere mi è stato di grande aiuto nella vita di studente e di scrittore” Nel 2015 Daniele ha ricevuto un ambito riconoscimento. Una selezione di Haiku, presenti poi nel suo libro pubblicato nel 2016 “Luci dal faro” è stata vincitrice dell’ambito premio internazionale “AIH Basho” E così Daniele ha realizzato che la sua poesia, rivista e adattata, ha le piene caratteristiche di quella giapponese del genere haiku, che in Giappone ha un grande rilievo. Si potrebbe dire che rientra nel tipico concetto orientale del Bonsai. Poesie, o forse concetti filosofici, di pochissime parole. E sull’ultima pagina di copertina di Luci dal faro, ne da un assaggio: “Il Faro brilla – la meta e la finestra a cui mi affaccio” Tante emozioni in dodici parole. Ed è di questi giorni la pubblicazione del suo ultimo libro haiku, col significativo titolo: “Le quattro parole” un lavoro durato due anni per vederne la stampa, che sulla quarta pagina di copertina riporta l’haiku: “Il vento di est / è entrato di soppiatto / sfoglia il mio diario” Sono pubblicate anche le poesie che hanno partecipato al “premio del salone di Parigi” nel 2018, dove Brancati ha ricevuto il primo premio con la poesia, riadattata in francese: “Luna in eclissi sotto il peso di un grillo / cade una prugna” Un successo internazionale di un italiano del sud con grandi prospettive nella narrazione. Alla domanda sul suo futuro, Daniele risponde partendo dal suo passato “ Il libro che più mi rappresenta nella mia narrazione poetica e romanzesca è “Terra Alta” – e poi – Sono già a metà del prossimo che spero di dare alle stampe fra uno, forse due anni” E per concludere la piacevole chiacchierata, la domanda d’obbligo: ci vedi un film da uno dei tuoi romanzi? “Direi che sono storie pronte per essere girate da un regista che vede in quello che ho scritto una storia emozionante, da gustare seduti sulla comoda poltrona di un cinema”